Nel periodo primaverile appena passato ho ricevuto una richiesta formativa da una Comunità Capi di un gruppo Scout Trieste 7°, (il gruppo scout che ho contribuito a fondare nel 1992).
Il tema individuato è stato quello dei conflitti ed il tempo 9 ore ca.
Quando ho cominciato a pensare a cosa dire sono partito da una presentazione di un paio d’ore fatta ad un gruppo di coppie che trattava proprio dei conflitti.
Partendo dal materiale che avevo ho cominciato un lavoro espansivo e di approfondimento.
Ho pensato che i conflitti potessero essere solo un passaggio di un percorso che partiva dai bisogni e si estendeva attraverso le emozioni, l’essere comunità di educatori, l’essere ed il fare, il conflitto, l’autostima ed infine l’approccio compassionevole.
Preparando questa formazione, ed approfondendo i vari temi, mi è sembrato evidente che: se i miei bisogni hanno una risposta, se trovo un equilibrio tra essere e fare, se ho chiaro quale è il mio ruolo nel gioco che sto facendo, se il confronto con gli altri è per me arricchimento e non la risposta al mio bisogno di essere riconosciuto allora in questo equilibrio delle cose il mio sgabello tirolese dell’autostima sarà stabile e potrò scegliere un approccio compassionevole nei miei confronti e nei confronti degli altri.
Al termine di questo percorso si è giunti alle domande di rito e due capi mi hanno chiesto se e come possiamo rafforzare l’autostima dei bambini/giovani che ci vengono affidati.
Come rafforzare l’autostima di un bambino o di un ragazzo
- Possiamo dargli rinforzi positivi, complimentiamoci sinceramente per le COSE/LE AZIONI/LE ATTIVITÀ che fa bene, possiamo indicargli cosa apprezziamo del suo lavoro e come questo si distingua.
- Evitiamo apprezzamenti o critiche alla persona che creano dipendenza o feriscono.
- Aiutiamolo a vedere ciò che non fa bene magari offrendoci di aiutarlo. “Il compito che ti è stato assegnato non è buon compito per questo e questo motivo, mi sembra che tu stia faticando su questa cosa, credo di poterti aiutare, cosa ne pensi se facciamo in questo modo….”
- Valorizziamo le sue idee
- Nel nostro comportamento non cerchiamo che tutti siano uguali, siamo tutti diversi, cerchiamo che tutti si sentano speciali, non vogliamo essere uguali vogliamo essere amati per la nostra diversità.
- Cerchiamo di esplorare i ragazzi come fossero un territorio sconosciuto, possiamo far loro delle domande che li stimolino a raccontarsi, useremo allora incipit di questo tipo: “Come mai hai fatto…” “Come questa cosa ti può aiutare?” “Quale pensiero ti viene in mente ?” ecc. “Cosa…” “come…” Dove….” Quando…” sono incipit che premettono una domanda aperta, una domanda che permette di raccontare. Cerchiamo di evitare il “Perchè..” che spesso viene percepito come inquisitorio, non porta alla narrazione, quindi alla scoperta, ma alla giustificazione. Cerchiamo di imparare a non utilizzare domande che conducono ad una risposta “no” “si”, queste non aprono l’orizzonte della scoperta della persona ma spesso bloccano la comunicazione.
- Traguardiamo, ogni volta che possiamo, alla donna o uomo che diventerà.
- Cerchiamo di essergli mentore.
- Cerchiamo di essere compassionevoli, tutti facciamo fatica, tutti siamo vulnerabili e fragili.