Durante tutto l’anno scolastico 2024 e l’estate a seguire, ho avuto il piacere e l’onore di essere invitata, come consulente familiare, in assemblee di istituto, laboratori educativi, campus scuola e catechismo in preparazione alla cresima, per parlare di un tema ai ragazzi molto caro: l’affettività e la sessualità.
Quello che li colpisce non è soltanto la modalità con cui parlo dell’argomento, partendo, a seconda dei casi, dalla visione di un video (come “il Primo Bacio” di Pellai), dal racconto di un mito (come Eros e Psiche) o dalla lettura di una storia biblica (vedi Sara e Tobia) o ancora dall’utilizzo di immagini stilizzate in cui si narra dell’amore e del sesso di coppia, ma soprattutto l’approccio: prettamente educativo.
Parlare di educazione della sessualità e della affettività è diverso del parlare di educazione alla sessualità e alla affettività, perché solo la prima modalità ne sottolinea l’aspetto più profondo, intimo, bello e naturale che le caratterizza. Educare viene, infatti, dal latino ex-ducere, “tirar fuori”, per cui se educo la sessualità o l’affettività significa che l’obbiettivo sarà quello di far emergere quelle che sono le risorse, i tesori, le meraviglie di un aspetto dell’essere umano che lo investe e lo riguarda nella sua totalità: non è un caso che Platone nel suo dialogo Simposio, presentava l’amore come aspirazione al bello e al bene. Alla luce di questo, non possiamo più dunque parlare di educazione alla affettività e alla sessualità, essendo esse parte in modo naturale della vita degli uomini .
Sono argomenti che ci riguardano tutti, ma in particolare ne è coinvolto l’ adolescente, per il quale l’Altro è fondamentale per crescere ed individuarsi, per fare esperienza e soprattutto per avere feedback sul proprio valore a seconda di quanto sia o meno attraente, piacente e desiderabile. Non vi è dubbio che molti adulti provano imbarazzo e difficoltà a parlarne, sia in generale che con i giovani. È fondamentale, invece, portare questi temi nei luoghi deputati alla educazione o alla trasmissione dei valori, perché i giovani hanno bisogno di riscoprire il positivo e il vero che ci caratterizza, specialmente in un’epoca dove l’accesso illimitato e sempre più precoce alla pornografia ha creato distorsioni sulla visione della sessualità e distorsioni su cosa sia l’amore. I nostri ragazzi, in questi incontri, restano molto sorpresi quando gli si dice che, nonostante l’innamoramento sia in questo tempo della loro vita una cosa fondamentale, ci sono ricerche che ci dicono che loro si innamorano purtroppo sempre meno a causa della frequentazione della pornografia. Non solo: il guardare scene portate agli eccessi o nelle sue forme più perverse, così come il visionarle troppo presto (11, 12, 13 anni), comporta una ricezione da parte del loro cervello di stimoli così intensi ed elevati per cui, non solo si satura il loro immaginario e la loro fantasia, ma si può arrivare fino alla inibizione e all’assenza di piacere, con gravose conseguenze nei loro futuri rapporti di coppia. Si abituano, inoltre, ad una dimensione che non è reale, dove c’è solo prestazione e “fare” senza alcuna narrazione di storie emozionali e affettive, togliendo totalmente la dimensione della intimità che è, invece, imprescindibile per avere un sano rapporto d’amore. Raccontare loro che è proprio questo modo di avvicinarsi progressivo all’altro, partendo dal costruire prima una sintonizzazione emotiva, piuttosto che partire subito dal “fare” sesso, che porta alla eccitazione e quindi all’unione sessuale, è una inversione di logica che li affascina sempre molto. Partendo da questa prospettiva si può allora dichiarare che Eros e Amore non sono qualcosa di separabile ma che, anzi, l’Eros è una parte dell’Amore che, a sua volta, poggia su tre pilastri: intimità – passione – progettualità. Così se l’intimità è la condivisione dei propri vissuti e delle proprie emozioni, mentre la passione è l’attrazione e il desiderio, la progettualità sarà la costruzione di quel “noi” che fa esperienza di “chi sono io, chi sei tu e chi siamo insieme”. Il primo concetto che passa importantissimo è che non ci può essere un vero e sano “contatto di pelle” se prima non c’è una intimità dei cuori altrimenti il rischio è che l’altro sia solo la ricerca egoistica del nostro piacere. Il secondo concetto è che l’Eros non è un “fare” e basta ma è un “fare in un certo modo” e che la sessualità è bella, comunicativa ed espressiva, da un senso di completezza e compimento, solo se è espressione di un amore.
Dandogli questa cornice i ragazzi comprendono bene come tutto ciò che riguarda categorie come aggressività, controllo, possesso, violenza e giudizio poco hanno a che fare con l’amore, nonostante siano abituati a pensare e credere che forme di gelosia, richieste di password di social o telefonino, richieste di video chiamate pressanti per controllare dove si è e con chi, o tutto ciò che riguarda il fenomeno del sexting così fino ad arrivare alle forme di violenza verbale o fisica, siano manifestazione di un interessamento del partner nei nostri confronti.
Gli adolescenti testimoniano di non essere felici in siffatti rapporti di coppia, ma il problema è che non sanno come venirne fuori. Li aiuta, anzitutto, ragionare insieme sul concetto di felicità che, avendo la stessa radice latina di “fertile”, lascia intendere subito come si è felici se ci si sente partecipi, fertili, fruttiferi all’interno di una relazione e se la si vive intensamente e profondamente; questo esclude per forza di cose tutti quei rapporti dove ci sia invece della passività o dipendenza che, non facendoli sentire protagonisti, attivi e coinvolti li trascina nel malessere e nella sofferenza.
Questi incontri si concludono tutti, alla fine, con una riflessione sui Valori e su quanto siano importanti come bussola da utilizzare per indirizzare i nostri comportamenti. È a questa età che diventa fondamentale una mappatura di ciò in cui i ragazzi vogliono credere perché sarà in base ad essa che il loro corpo avrà un significato, la loro identità sarà ben definita, e l’altro diventa come noi un dono e non un oggetto.
Grazie a tutti i giovani che quest’anno insieme a me hanno parlato, discusso e riflettuto sull’amore e sull’eros perché è narrandoci che raggiungiamo la nostra divinità interiore.